La pala d'altare è il genere pittorico più diffuso in Italia tra Medioevo è Rinascimento, il più rappresentativo ma anche il più complesso.
Non si tratta infatti di un'opera isolata ma di un sistema corrente in cui elementi compositivi e stilistici si intrecciano immancabilmente con preoccupazioni teologiche e liturgiche, con le esigenze dei culti locali, con le aspirazioni sociali del committente, con i vincoli spaziali del santuario che li ospita.
Questo libro, curato da Christiane Lorgues-Lapouge e finora rimasto inedito, offre la sintesi delle riflessioni trentennali di André Chastel su una forma artistica che più di ogni altra è stata vittima di dispersioni e smembramenti (la maggior parte di queste opere è divisa tra i musei di tutto il mondo), e perciò si è allontanata dalle nostre ottiche abituali.
In un affascinante periplo attraverso ottanta pale tra le più celebri dell'arte italiana dal Duecento al primo Cinquecento, Chastel traccia origini, evoluzione, significato e funzioni di queste straordinarie costruzioni pittoriche (ma non sola pittoriche), dai mosaici bizantini a Cimabue da Duccio a Giotto, da Mantegna a Piero della Francesca, da Giovanni Bellini e Antonello da Messina fino a Durer e Tiziano. Ricostruendola nella totalità delle sue parti, ritrovando la sua collocazione originaria nella chiesa e all'interno di una storia del genere, riconsiderando le sue implicazioni private e pubbliche, sociali e religione, la pala d'altare riacquista così il suo significato più profondo nella storia dell'arte è, più in generale, della cultura.
Con una prefazione di Enrico Castelnuovo