Una monografia su Raffaello comporta oggi difficoltà pressoché insormontabili, tanto vasta è la letteratura specifica esistente e tanto imponenti sono i temi collaterali che è indispensabile considerare.
Nel raccogliere questa sfida, l’autore ha dovuto operare delle scelte precise, allo scopo di rendere leggibile e interessante il testo e nello stesso tempo evitare omissioni casuali, cioè non programmate. Per raggiungere il primo obiettivo ha deciso di puntare sul racconto, in forma agile e il più possibile avvincente, della vicenda umana e artistica del maestro, mentre il rischio di informazioni lacunose è stato ridotto scegliendo di privilegiare l’attività pittorica di Raffaello e di riferire soprattutto i risultati della ricerca più recente.
Il libro è stato quindi pensato per un pubblico non specialistico ma nello stesso tempo già a conoscenza di opere e temi che fanno parte ormai dell’orizzonte culturale comune. Pur entro un filo conduttore « narrativo », il lettore potrà quindi prendere conoscenza di un Raffaello per molti versi inedito, quale la moderna filologia ha disegnato o sta disegnando. Resta volutamente intatta la stupita ammirazione per una carriera tra le più sorprendenti della storia dell’arte occidentale, alla quale il pittore consegnò un nuovo alfabeto figurativo, pur avendo come punto di partenza un piccolo centro della provincia artistica dell’Italia del Rinascimento.
Anche l’esame del contesto storico, di quella Roma del primo Cinquecento che ha reso possibili realizzazioni sotto ogni punto di vista formidabili, con la presenza di artisti come Michelangelo, Bramante e Leonardo — quest’ultimo in disparte ma influetissimo — resta volutamente privo di spiegazioni più o meno convincenti, ritenendo l’autore più proficuo limitarsi a esprimere il senso di una prodigiosa e irripetibile congiuntura, che fa da sfondo a un rinnovamento artistico senza precedenti.
Non mancano, pur nelle dimensioni ridotte del testo, alcune acquisizioni sul piano strettamente filologico, relative soprattuto nel periodo giovanile di Raffaello, che resta quello oscuro e discusso e anche, in un certo senso, più affascinante.