Una rilettura ermeneutica dell'affresco con la prima presentazione analitica dei personaggi e dei particolari simbolici.
Raffaello fu chiamato a Roma nel 1508 dal pontefice Giulio II, che gli affidò il compito di affrescare le stanze che avrebbero dovuto costituire il suo nuovo appartamento. Iniziò dalla "Stanza della Segnatura", ritenuta da molti studiosi la stanza delle assise del tribunale pontificio, ma da altri considerata invece la stanza di lavoro del pontefice con la sua biblioteca.
Raffaello ha dipinto proprio in questa stanza i suoi affreschi più grandiosi, fra i quali spiccano soprattutto la "Disputa", la "Scuola di Atene" e il "Parnaso", cui si aggiunge l'affresco di minor portata in cui vengono raffigurate la Giustizia e le Virtù. I medaglioni dipinti nel soffitto al di sopra di ciascuno degli affreschi rappresentano le personificazioni dei concetti espressi in ciascuno di essi, ossia la "Teologia", la "Filosofia", la "Poesia" e la "Giurisprudenza", che indicano le vie attraverso le quali si perviene al Bene e al Vero. Raffaello intende rappresentare, mediante immagini e raffigurazioni di miti, i concetti diffusi dalla scuola platonica fiorentina, con alla testa il grande Marsilio Ficino: al Bene e al Vero si perviene 1) con la rivelazione mediante la fede, ossia con la teologia; 2) con la pura ragione rettamente condotta, ossia con la filosofia; 3) con la poesia, e 4) naturalmente con la giustizia e con quanto essa implica.
Nel "Parnaso" Raffaello raffigura l'arte poetica intesa come frutto di "divina ispirazione", di "divino furore", come diceva Ficino in particolare in una sua celebre lettera (che qui viene riportata). Apollo, dio della poesia, al centro dell'affresco, viene raffigurato in modo emblematico proprio in stato di "divino furore", in modo paradigmatico. E così anche Omero, in quanto massimo poeta. Le nove Muse intorno ad Apollo sono messe l'una accanto all'altra e quindi collegate fra loro, come è stato giustamente detto, mediante una "armoniosa concatenazione di movenze, come in un'immobile danza nel ritmo segnato dalla musica divina". I poeti sono rappresentati in quattro gruppi distinti sulla base dei differenti generi delle loro composizioni: i lirici, gli epici, i bucolici e i tragici. Giovanni Reale, dopo la "Scuola di Atene" e la "Disputa", anche con questo suo lavoro sul "Parnaso", mediante acute e rigorose analisi dimostra come sia impossibile cogliere il contenuto concettuale dell'opera raffaelliana senza conoscere una serie di concetti del Neoplatonismo, che Raffaello aveva iniziato a recepire fin dai tempi di Urbino, e che nella "Stanza della Segnatura" esprime per immagini in un modo mirabile, pressoché unico nella storia dell'arte.